Il Mezzogiorno che esporta
(La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, La Gazzetta del Mezzogiorno)
California, Amsterdam,
New York e Bordeaux
Come viaggia il vino calabrese
Quasi a sorpresa, sulla cima della montagna che sovrasta la vallata, spunta uno dei borghi più belli d’Italia: Bova. Il suo fascino viene da un passato lontano. Rimonta all’epoca pre-ellenica. È la capitale culturale e morale dei Greci di Calabria. Qui, dove “il profumo della terra selvaggia si mischia all’odore del sudore degli uomini”, sorge l’azienda agricola Brigha che produce ed esporta vini di pregio. Una bella realtà del “made in Italy” capace di alzare lo sguardo oltre le frontiere avendo al proprio fianco, a spianarle il cammino, un navigatore esperto e disponibile come l’ICE-Agenzia. Oggi la Brigha – che prende il nome dalla località jonica in cui ha sede – è fieramente presente nei mercati internazionali, sopratutto del Nord America, e malgrado le contenute dimensioni si proietta decisamente verso nuovi orizzonti. A dimostrazione di un Mezzogiorno che vince quando punta sulla genuinità dei suoi prodotti, pur senza gonfiare i muscoli.
Questa storia nasce venticinque anni fa dall’incontro di due giovani – Alberto Mentana e Andrea Picone, uno calabrese e l’altro siciliano – che hanno in comune la passione per i vini ma anche il vantaggio di poterla assecondare perchè le rispettive famiglie operano già nel settore e, sulle due rive dello Stretto, dispongono dei terreni. <<Ci siamo messi insieme con entusiasmo – ricorda Picone – amministratore delegato della società – volgendo subito il pensiero all’estero>>. Una scelta vincente. <<Nel tempo siamo riusciti a farci apprezzare. Ma grande merito va all’ICE-Agenzia, che ci ha semplificato la vita accompagnandoci passo dopo passo e aiutandoci a superare i complicati passaggi burocratici. Oggi abbiamo rapporti commerciali in giro per il mondo: importanti contratti con la California, trattative con Amsterdam, visibilità a New York e Bordeaux – dove abbiamo partecipato con successo alle Fiere – e a novembre saremo ad Hong Kong per affrontare il mercato asiatico>>.
I due soci non si sono inventati nulla. Tutto è stato trasportato nella modernità rispettando la tradizione. <<Abbiamo ripreso vini che già si producevano sul territorio>>, sottolinea Picone. <<E quest’anno proponiamo due novità, entrambe provenienti dalla terra d’origine, la Sicilia. Sempre sotto il marchio Cantina di Bova. Li abbiamo presentati in anteprima ad Amsterdam e hanno avuto un’ottima accoglienza. Ancora una volta troviamo porte aperte fuori dai confini nazionali. Per noi il territorio italiano è marginale. Nel nostro Paese le risorse scarseggiano, meglio “buttarsi” all’estero>>.
La ridotta “statura” dell’azienda non è un limite. Al contrario. Specie se sta dentro una filosofia: <<Facciamo una produzione limitata per concentrare esclusivamente sulle linee di pregio. Questo spiega perchè non andiamo mai oltre le cinquemila bottiglie>>. L’amministratore unico si concede una botta d’orgoglio: <<Lavoriamo per palati che sappiano riconoscere il vino>>. Sono soddisfazioni. Frutto però di paziente ricerca, di tenace impegno e, in primo luogo, dell’esempio ricevuto: <<I nostri genitori ci hanno insegnato la cultura del vino, noi l’abbiamo coltivata e affinata con le nostre idee e, a volte, con una certa temerarietà. Essere un po visionari, nella vita, aiuta…>>.
Il collante d’impresa? Picone non ha dubbi: <<Tra me e il mio socio la marcia in più è l’amicizia. È questo legame che ci dà lo sprint nei momenti difficili, consentendoci di uscire con un nuovo vigore>>. L’importante, in questi casi, è non innamorarsi della stessa donna. <<Non potrebbe succedere. A lui piacciono le bionde, a me le more…>>